Il Libro della Vita,  sarà una visione consigliata o sconsigliata? 

Con l’imminente uscita nelle sale del film Coco, mi è sfortunatamente tornato alla mente un altro film dalle atmosfere sud americane: Il Libro della Vita che, senza timore di essere brutali, è la prova che se fai un regalo brutto in una bella confezione, resta comunque un brutto regalo in una bella confezione.

Il Libro della Vita si distanzia abbastanza dal genere vintage che mi è più familiare, è infatti un film del 2014, ma, complice l’uscita di Coco che spero non condivida lo stesso destino di questo film, e l’annuncio, dato ancora a giugno 2017, che se ne farà un sequel, ho pensato che fosse meglio non dimenticare.

Cominciamo dall’inizio… veniamo introdotti nella storia accompagnando lo stereotipo dei ragazzini pestiferi in gita scolastica in un museo, dove un’affascinante guida li conduce attraverso i cimeli della festa dei morti messicana fino al Libro della Vita, che racconta una storia. A parte l’introduzione che mi ricorda un po’ troppo l’inizio di Aladdin, o che comunque sa di già visto, proseguiamo con l’introduzione dei personaggi principali: Lei, bella, indipendente e caparbia, Lui, lo sfigato musicista innamorato che la famiglia vorrebbe fosse qualcosa di diverso, e L’Altro, il ragazzino aspirante Macho che già ci vedo un piccolo Gaston!

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Ovviamente il trio ne combina di cotte e di crude finché non arriva la goccia che fa traboccare il vaso: quando i bambini cercano di liberare degli animali destinati al macello e distruggono mezza città, il padre di Maria, la nostra protagonista, decide che ne ha abbastanza e la spedisce a studiare in un convento in Europa.

Questo ci da la scusa per un bel salto temporale in avanti, per ritrovare i nostri protagonisti adulti, ma non prima di aver fatto la conoscenza dei signori dell’aldilà: Xibalba, l’affascinante fusione tra Ade, Pitch Black e Jafar, e La Muerte… su La Muerte non si può obiettivamente dire nulla… un character design azzeccatissimo, perfettamente in linea con l’ambientazione, al tempo stesso dolce e inquietante. I due sono rispettivamente i sovrani della Terra dei Dimenticati e della Terra dei Ricordati e si scambiano una scommessa, ovvero chi tra i due bambini, diventati adulti, avrebbe sposato Maria. Ma dai, una storia basata su un triangolo amoroso? Che novità!

Ovviamente Xibalba mischia le carte dando a Joaquin, ovvero il novello Gaston, una medaglia che gli dona l’invincibilità. Sia mai che sia svantaggiato rispetto al suo avversario, il Torero per costrizione e Chitarrista per passione.
Maria torna, più bella, caparbia e indipendente di prima e comincia la lotta tra i due contendenti, condita da stacchetti comici forzatissimi, rimbalzi dalla storia al gruppo di bambini perfettamente inutili, un viaggio nell’aldilà e nemici piazzati in mezzo alla trama senza un’adeguata introduzione, che buttano davvero troppa carne al fuoco.

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L’impressione generale, e che l’intero film sia una macchina potentissima guidata da un neo patentato: gli spunti ci sono e sono belli, la fotografia è qualcosa di eccezionale, che pur strizzando l’occhio a Tim Burton riesce ad essere originale, vanificando almeno la mia paura di star per guardare una brutta copia de “La Sposa Cadavere”, nonostante lo scivolone sulla caratterizzazione di Xibalba e del Candelaio che, diciamoci la verità, è praticamente Sandman de “Le Cinque Leggende”, gli hanno giusto aggiunto la barba.

Il Libro della Vita è, insomma, una splendida corsa in un giardino incantato di atmosfere e colori, ma del tutto priva della base data da una storia convincente e ben raccontata, che traballa pure su citazioni che sono al limite della scopiazzatura vera e propria.
Come detto all’inizio della recensione, un brutto regalo in una bellissima confezione.

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