captatori informatici

La polizia controlla i nostri smartphone

La riforma del processo penale consente intercettazioni ambientali con virus e captatori informatici all’interno di cellulari, smartphone e computer. 

È nelle leggi lunghe e complicate che si nascondono le norme più insidiose. Non fa eccezione la nuova riforma del processo penale, appena varata dalla Camera in via definitiva. Al suo interno è contenuta una norma che rischia di produrre effetti dirompenti sulla nostra privacy. L’articolo 84 (lettera e) (il cui testo riportiamo in nota [1]) autorizza la polizia a usare i cosiddetti «captatori informatici» ossia dei malware, meglio noti come trojan, che possono essere innestati in tutti gli apparecchi connessi a internet, come telefonini cellulari, computer, tablet, tv e ora anche nei nuovi modelli di auto. Si tratta di virus che rendono possibile il controllo da remoto dei nostri device, con accesso completo a tutti i dati in essi presenti. Fra questi sono presenti gli spostamenti del proprietario, le conversazioni, e tutto ciò che riteniamo personale.

Intercettazioni

La polizia potrà controllare i nostri smartphone e con esso il microfono del telefonino, la telecamera, il gps e molto altro. La cronologia dei siti visitati, le email spedite e quelle ricevute, le conversazioni su chat private, nulla sarà più al sicuro. Senza contare il controllo totale e completo delle telefonate. Una volta eseguito il controllo, il trojan viene “disinnescato”, lasciando il proprietario del dispositivo nella più completa incoscienza di quanto è avvenuto. Il tutto nasce ovviamente nell’ottica di eseguire indagini più accurate e combattere il crimine. Ma il punto è che tali indagini potranno essere eseguite anche con l’ausilio di società private, delegate dai tribunali. Queste società, una volta sperimentato il potere che tali intercettazioni mettono loro a disposizione, potrebbero anche essere tentate dal prestare i loro servizi non solo per i giudici.

In verità, l’uso dei «captatori informatici» per eseguire le intercettazioni ambientali, ossia senza limiti predeterminati di luoghi e, quindi, anche in casa dell’indagato, era stato sdoganato dalle Sezioni Unite della Cassazione esattamente un anno fa. Ora però la novità è che il nuovo testo contenuto nella riforma del processo penale estende tali indagini a qualsiasi tipo di reato, non solo per quelli più gravi (mafia, terrorismo, concorrenza sleale), ma anche per quelli minori, collegati a droghe, reati di ingiuria o minaccia, frode commerciale e vendita di prodotti alimentari non genuini. Sostanzialmente sempre.

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